Caro Dimer,
Quello che mi accingo a leggere non è un testo a titolo personale, ma una lettera accorata di un’intera comunità, un coro di persone che ti hanno stimato e che ora piangono la tua assenza in modo composto, come avresti voluto tu, ma con un immenso peso sul cuore. Sì, perché il vuoto che lasci adesso che non ci sei più è realmente incommensurabile...
Tu avevi il dono di saperci essere: eri un amico, un compagno, un collega, un preside e un presidente, un intellettuale, un politico che sapeva essere un punto di riferimento solido, leale, sincero per tutti, senza mai essere invadente e senza mai voler comparire per mero protagonismo. La forza della tua presenza nelle vite di chi ti amava e nel tuo territorio era paragonabile a quella delle fondamenta, così importanti per la costruzione di qualsiasi cosa, ma al tempo stesso così capaci di non farsi notare, così lontane dalla facciata e
dagli occhi altrui.
In questi giorni sono stati scritti articoli e post bellissimi sui social e le testate giornalistiche: ognuno di essi descrive un tassello diverso del mosaico colorato e ricco di particolari che è stata la tua vita. Resta comunque impossibile riportare per intero tutto ciò che hai fatto, che hai studiato, che hai fotografato...
Consci dunque di quanto sarà riduttivo il nostro racconto, ma spinti da affetto e gratitudine profondi, in quest’occasione abbiamo provato a riflettere su quali siano stati i fili conduttori della tua esistenza, le cose che hanno sempre animato il tuo cammino. Ne abbiamo individuati quattro.
Innanzitutto, un’intelligenza smisurata, un’intelligenza così fluida e straripante che sapeva esprimersi in mille note positive che ti caratterizzavano: la curiosità, la cultura, l’empatia, l’attenzione, la voglia di capire tutto ciò che è nuovo, la versatilità e la capacità di adattamento a qualsiasi situazione e interlocutore.
E, nonostante questa tua levatura, ti contraddistinguevi per un’umiltà, una modestia, un’attitudine alla riservatezza che, lo ammettiamo, ci facevano provare grande ammirazione ma a volte anche un po’ di rabbia... Quante volte hai decantato, volendo restare nell’ombra, il lavoro di altri, che sapevano e valevano meno di te? Quante volte non hai voluto fare la primadonna perché temevi di non essere all’altezza, quando invece chiunque ti circondasse era certo delle tue qualità? E ricordi quella campagna elettorale durante la quale fu impossibile fotografarti perché non volevi stare in primo piano... sebbene fossi TU il candidato Sindaco?!?
Forse tu, da lassù, hai scordato queste cose... ma noi no. E a tutti è rimasta impressa la terza delle parole che abbiamo scelto per descriverti: la tua generosità. Chi, da lontano, ha visto la scena di te che, tanti anni fa, da Sindaco incontri un signore di Papozze e, di fronte allo sfogo sulle sue difficoltà economiche, apri il tuo portafoglio personale e lo aiuti con soldi tuoi... non la scorderà mai più.
La tua era una generosità legata a gentilezza, eleganza, rispetto verso il prossimo. Non sottovalutavi mai chi avevi di fronte, sapevi ascoltare, imparare, confrontarti, discutere pacatamente con chiunque, come solo le grandi anime sanno fare.
Abbiamo lasciato per ultimo il filo fondamentale che ha collegato ogni singolo momento, incontro, impegno della tua vita, dall’infanzia al respiro finale: l’amore infinito per i tuoi luoghi e le loro tradizioni. Non c’è stata giornata della tua esistenza, non c’è stato ruolo istituzionale e politico, non c’è stata fibra del tuo intelletto che non sia stata dedicata a studiare, migliorare, sognare la tua terra, Papozze, il Po, il Polesine, il Delta e la loro storia. Ti siamo immensamente riconoscenti Dimer, non ci sono parole adatte per spiegarti
quanto ciò che hai fatto è stato importante per noi e quanto la tua assenza, ora, ci renda orfani.
Vogliamo chiudere questa lettera con delle parole tue.
Nel libro Una tenda in riva al Po, nel quale si narra della storia di Luigi Salvini e dell’incredibile epopea della “libera Repubblica di Bosgattìa”, che tu hai contribuito come nessun altro a recuperare e valorizzare, hai usato queste parole nell’introduzione per descrivere Luigi Salvini... e, senza saperlo, stavi descrivendo te stesso:
“Con semplicità e autoironia sapeva leggere i cuori e le menti di quanti lo avvicinavano, senza mai autocompiacersi del suo essere un intellettuale. Per questo fu amato e stimato da coloro che lo conobbero e lo frequentarono in quell’isola che ora non c’è più”.
Buon viaggio Dimer, anche tu come quell’isola non ci sei più... ma anche tu come quell’isola resterai sempre nelle nostre menti come sinonimo di genuinità, genialità e bellezza delle cose semplici.
Con affetto,
da parte della tua Comunità
e di tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerti